Introduzione
La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo, infatti ha un grandissimo costo economico, sociale e di salute.
Questa malattia è una sindrome extrapiramidale caratterizzata da rigidità muscolare, rallentamento dei movimenti volontari e tremore tipico a riposo che può aumentare in particolare in stati d’ansia.
Il morbo di Parkinson ha una evoluzione lenta ma progressiva che mina le funzioni che riguardano il controllo dei movimenti e dell’equilibrio. Il nome della malattia è legato alla figura di James Parkinson noto farmacista londinese del XIX secolo che per primo la descrisse.
Le strutture coinvolte nella malattia si trovano nei gangli della base i quali partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti mentre i livelli ridotti di dopamina, un neurotrasmettitore, sono dovuti alla degenerazione dei neuroni presenti nella Sostanza nera.
Nonostante la medicina abbia fatto passi importanti in ambito farmacologico e chirurgico non esistono, ad oggi, rimedi definitivi per la sintomatologia. Ecco perché diventa quindi importante andare a ricercare tutte quelle terapie alternative utili per migliorare il più possibile la qualità della vita del soggetto.
Il Parkinson e l’attività motoria
I benefici dell’attività motoria sono stati indagati in modo da capire se l’attività fisica può avere un ruolo positivo nel trattamento di questa patologia.
Chiaramente quando parliamo di attività motoria in riferimento al parkinsoniano intendiamo un programma di allenamento mirato ed individualizzato al contesto.
Diventa quindi importante identificare il livello di abilità del soggetto per poi pianificare l’attività cercando di raggiungere obbiettivi importanti come il migliorare la postura e il controllo dei movimenti grazie a tecniche di controllo neuromuscolare le quali sono fondamentali per stabilizzare meglio le strutture articolari in particolare la zona lombare e sacroiliaca.
Inoltre l’obbiettivo è anche quello di migliorare le capacità cognitive del soggetto e prevenire o contrastare le crisi depressive che, non di rado, affliggono i soggetti affetti da questa malattia.
Ovviamente nel caso di pazienti affetti dal morbo di Parkinson la letteratura afferma come il primo ostacolo sia l’aderenza dei soggetti stessi agli allenamenti: normalmente il parkinsoniano presenta numerosi limiti e barriere sia fisiche che emotive, per questo motivo la cosa più importante è cercare di spiegare i benefici dell’attività motoria e coinvolgere il soggetto come attore principale del suo trattamento.
Protocolli e casi studio
Gli studi effettuati hanno analizzato programmi di allenamento della durata di almeno 6/12 settimane dove i soggetti s’impegnavano ad eseguire sedute da 60 minuti per almeno 2 volte la settimana.
Nelle analisi si è notato come l’attività motoria possa portare benefici tangibili nel miglioramento della forza ed elasticità degli arti superiori ed inferiori oltre che dell’ equilibrio.
Tutto ciò significa un miglioramento, seppur parziale, della qualità della vita del soggetto il quale acquisisce anche maggior sicurezza nella sue capacità di gestire al meglio la sintomatologia.
Gli studi che hanno analizzato il ruolo dell’attività fisica nella gestione del parkinsoniano specificano come i pazienti coinvolti in siano soggetti affetti da Parkinson in stadio iniziale o intermedio e che la redazione di un programma di allenamento debba essere programmata esclusivamente da personale qualificato.
Proprio per queste motivazioni a Kinetica l’attività motoria in piccoli gruppi è organizzata e gestita da un chinesiologo specializzato che sarà in grado di stabilire un piano di lavoro adatto alle esigenze e alle sue condizioni attuali.
Siccome la malattia di Parkinson tende sempre ad evolvere diventa necessario affidarsi ad un professionista preparato che sia in grado di adattare l’esercizio fisico ai cambiamenti portati dalla malattia.
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